Eternal Tapestry & Plankton Wat

6 Dec

 

di F/M

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Gli Eternal Tapestry sono una formazione psych di Portland triturano senza soluzione di continuità i classici stellari come i Deads e gli Hawkwind meno marziali e più esotici con le giapponesizzazioni degli stessi cortocircuitando il tutto: epigoni di epigoni. Simili a certi arazzi mediorientali la cui trama acquista un senso solo e solo se lo sguardo abbraccia il tutto o si perde nel rumoroso pulviscolo di improvvisazioni e slanci siderali.

Le chitarre sono macchine del tempo e satelliti in orbita perenne: frenetiche ed epilettiche nel caos programmato che disegnano. Nulla che non sia stato già scritto tempo fa. La loro è ritualità allo stato puro e l’atto che perseguiva Peter Green mentre suonava senza pause e inebriato dai lancinanti artigli della sua chitarra il materiale che andò a comporre il metafisico The End of the Game.

 

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Instancabile ed assettato di magia, il chitarrista degli ET, Dewey Mahood persegue le medesime traiettorie in solitudine con il  monicker  Plankton Wat. Già fuori su supporto digitale per la Thrill Jockey, l’ultimo lavoro posseduto dai fantasmi degli Agitation Free e da chitarre imparentate con quelle di John Fahey, la Sound of Cobra ne restituisce una versione vinilica, forse più consona.

Il rapporto con gli originali è simile a quello di una copia fotostatica: si intuisce la forza dell’originale, questa è un tentativo di rinnovarne magicamente e, forse a torto, la forza e l’essenza. Una glossa al margine, ma scritta con forza e precisione.

 

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